Pnf, acronimo di Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation, fu elaborato negli anni ’50 del secolo scorso dal dott. H. Kabat e da allora ha rivoluzionato la riabilitazione neurologica moderna. Basandosi su schemi di movimento multi-articolari, spirali, diagonali, multiplanari degli arti, del tronco e del collo, il metodo si pone l’obiettivo di migliorare e normalizzare il movimento di soggetti affetti da un alterato controllo neuromuscolare. L’acronimo PNF deriva dall’inglese, cioè: Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation, che in italiano significa: Facilitazione Neuromuscolare Propriocettiva. È un concetto di trattamento che si basa sulla filosofia che ogni essere umano, incluso chi manifesta delle disabilità, ha delle potenzialità inespresse. Propriocettiva ovvero che ha a che fare con recettori sensoriali che forniscono informazioni relative al movimento e alla posizione del corpo nello spazio. Neuromuscolare poiché coinvolge sistema nervoso e muscoli. Facilitazione significa rendere qualcosa più semplice di come era prima. La PNF è una metodica tramite la quale il terapista si impegna a liberare le risorse del paziente con un approccio positivo al fine di esaltare le abilità residue per consentire il raggiungimento dei migliori livelli di funzionalità e autonomia integrando l’apprendimento motorio al controllo del movimento. La stimolazione tattile e visiva, i comandi verbali, il timing dell’esercizio, la resistenza applicata, l’irradiazione, i patterns di movimento sono alcune peculiarità della PNF. La sommazione spaziale e temporale dello stimolo eccitatorio, l’irradiazione, l’innervazione reciproca sono i concetti delle basi neurofisiologiche sulle quali si sviluppa questa procedura. Gli obiettivi perseguibili sono ad esempio l’aumento della mobilità, della stabilità, della coordinazione e della forza intesa anche come resistenza alla fatica.
FASE 5
La progressione della riabilitazione in ortopedia richiede il passaggio attraverso tappe ormai note: il controllo del dolore e dell’infiammazione(fase 1), Il recupero del ROM articolare (fase 2), il ripristino della forza muscolare (fase 3), il recupero della coordinazione (fase 4). Fino a qui si può ipotizzare di aver ripristinato correttamente la funzione e si potrebbe ritenere concluso l’iter riabilitativo. In realtà tanto più è in buona salute il paziente riabilitato e tanto maggiore sarà la necessità di non fermarsi a questo punto. L’esecuzione delle performances motorie sia nelle funzioni di vita quotidiana, sia nel gesto atletico amatoriale e professionistico richiedono il completamento della riabilitazione con un processo di integrazione delle competenze ricevute in ambulatorio. Questa integrazione prevede di riguadagnare la fiducia nella propria capacità di eseguire il movimento desiderato, in maniera efficace, rispettosa della biomeccanica e dell’economia dei sistemi, in un ambiente naturale e non solo in quello protetto come la palestra riabilitativa e/o anche in condizioni sfavorevoli, ritrovando la capacità di superare il trauma/intervento chirurgico tramite risorse fisiche, mentali ed emotive proprie messe in risalto dalle capacità tecniche e comunicative dei terapisti.